Una delle tattiche più utili per convincersi e convincere al cambiamento in direzione ecologista e sociale è presentarlo come piacevole. Il contrario di un sacrificio. Un più, non un meno. Il sacrificio è rimanere nella palude del troppo, fra cianfrusaglie materiali e dipendenze mentali. Ma: un oggetto o un’azione o una situazione piacevoli, come possiamo definirli senza troppo alambiccarci? Una carezza ai cinque sensi. E un oggetto o un’azione o una situazione dis-piacevoli? Uno schiaffo ai cinque sensi. Piacere sociale ed ecologico, poi, è quello che accarezza tutti insieme i sei sensi: il sesto essendo la sensibilità ecosociale.
Comunque anche senza considerare il sesto senso, sono gli stessi sensi fisici – se non sono prigionieri - a poterci guidare in un vivere ecologicamente che sia per tutti. Perché la gran parte di quel che danneggia natura e persone provoca anche un inquinamento visivo, acustico, olfattivo, tattile e perfino “palatale”. I piaceri “veri”, che non riservano lati d’ombra o delusioni, non inquinano, non pesano e spesso non costano nulla, sono tanti!
Non è forse una carezza per gli occhi un paesaggio integro? Quanto più è cementificato, tanto più è sgradevole. Eppure magari si cura nel dettaglio l’arredo di casa e non ci si impegna a preservare quel che sta intorno.Una borsa di tela colorata e durevole che uno shopper di plastica? Una strada piena di biciclette e pedoni che una piena di ferraglie?
Non è forse un piacere per l’udito “sentire” il silenzio? Evitare di subire i rumori degli motori a scoppio squarciare il silenzio?
Non è forse un piacere per l’olfatto assorbire il profumo di una peperonata anziché la puzza globalizzata di un fast food divoraforeste? O l’odore di vernice naturale che sa di bucce d’arancia essiccate, mentre i colori chimici sanno di mortiferi idrocarburi?
E il tatto, la pelle e i suoi organi sensoriali, non sono offesi dal tocco gelido dell’aria condizionata – accesa anche quando magari fuori c’è un bel venticello - o da quello rovente di un eccesso di riscaldamento – innescato anche quando magari fuori c’è un tepore sufficiente?
I piaceri su descritti accarezzano uno dei cinque sensi o più di uno senza offenderne nessun altro. Ma una passeggiata sotto un viale di tigli quando è tutto fiorito può essere un piacere del tutto privo di consumi materiali, per tutti e cinque i sensi. I fiori fanno salire l’odorato e la vista in paradiso. Il sole e il venticello accarezzano il tatto. Il silenzio acquieta l’orecchio. E se con i fiori prelevati ed essiccati si fa una tisana, è una goduria per il palato.
Dunque, azione! Cerchiamo di evitare che altri infliggano (e di infliggere agli altri) dis-piaceri ai nostri sei sensi. E di preservare la natura. Fonte di somme e leggere piacevolezze.
(di M.Correggia, estratto da greenreport.it, 06/08/2008)